IL REGISTA : JORDAN RIVER
PERCHÉ IL FILM È INTITOLATO “IL MONACO CHE
VINSE L’APOCALISSE”?
«Il tema dell’Apocalisse è grandioso. L’Apocalisse è il pensiero
che proiettiamo sul mondo della nostra fine, il che va al di là
dell’elemento religioso, scritturistico eccetera. Gioacchino,
partendo dal testo dell’Apocalisse, ha trasformato questa idea
della fine in una grande richiesta di senso. Per lui la fine è
un nuovo inizio […]» JORDAN RIVER
(Andrea Tagliapietra, ordinario di Storia della filosofia
nell’Università San Raffaele di Milano)
LA TRAMA DEL FILM
È il 30 marzo del 1202, anno del Signore - la quarta
crociata alle
porte. Sono le ultime ore di vita dell'anziano abate Joachim. Nel
sonno viene sopraffatto da visioni mistiche: gli astri del cielo
sconvolti dall'oscurità del mondo che ha preso il sopravvento. Con
lui il suo discepolo, frate Matthaeus, al quale l'abate rivela
eventi passati e futuri, disvelando le cose ancora sigillate. La sua
fama ormai lo precede, poiché ha il dono di interpretare le sacre
scritture come nessun altro. Papa
Lucio III gli
concede così ‘licentia scribendi’ e Joachim scrive sull'apocalisse.
Un viaggio oltre l'impermanenza delle cose terrene. Tutto sembra
sospeso, come se non fosse accaduto nulla, ma tutto diviene altro. I
suoi scritti ben presto diventano i più letti, ma allo stesso tempo
il mondo gli si rivolta contro. Il capitolo dell'Ordine
cistercense getta
ombre su di lui. Sulle montagne la neve continua a cadere e ad
avvolgere ogni cosa, ma Joachim - consapevole che ogni epoca vive la
propria apocalisse - ha già annunciato la sua ultima profezia, una
speranza per il mondo.
Festival del Cinema di Venezia
L'attore Francesco
Turbanti
ha
ricevuto ad Amsterdam la Nomination come MIGLIORE ATTORE EUROPEO per il ruolo di Joachim
nel film
Il Monaco che vinse
l'Apocalisse (Joachim and the
Apocalypse). Quando lo scelsi per il ruolo da protagonista ebbi
un lungo dibattito in produzione poiché dal team mi suggerivano
di ingaggiare un nome italiano più ‘popolare’, come per esempio
Pierfrancesco Favino. Io rimasi fermo nella mia convinzione che
alcuni
attori quando diventano troppo popolari, purtroppo,
tendono a perdere quella grande virtù che è l'umiltà. Avere
l'umiltà nel cuore era imprescindibile per interpretare un ruolo
così intenso, fragile e umano al contempo. Per mesi Turbanti ha
fatto un gran lavoro sul personaggio (come avviene negli Stati
Uniti) e venne diverse volte in produzione per fare con me anche
delle sessioni di training autogeno (feci mettere ciò come
obbligo sul suo contratto; più volte mi sono dovuto scontrare
con la sua agente poiché in Italia non sono abituati a questo).
Nelle varie sessioni dicevo all’attore che quando il personaggio
entrava in estasi o, semplicemente, quando stremato si immergeva
nella preghiera, se ciò rimaneva soltanto un'azione fisica, lo
spettatore lo avrebbe percepito come una cosa finta. Oggi chi
vede questo film nota da subito che il personaggio ha una grande
forza evocativa, quasi mistica, capace di creare un dialogo con
un mondo altro e trascendentale.In tale film numerosi i talenti
in scena, non solo il protagonista, ma diversi attrici e attori
saranno (ri)scoperti e apprezzati dal grande pubblico per la
loro bravura .
ROSARIA SUCCURRO SINDACO
DI SAN GIOVANNI IN FIORE