Santa Scolastica e San Benedetto

Il nome di Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia, richiama al femminile gli inizi del monachesimo occidentale fondato sulla vita in comune di alcuni consacrati e consacrate al Signore. Benedetto invita a servire Dio non "fuggendo dal mondo" verso la solitudine o la penitenza itinerante, ma vivendo in comunità durature e organizzate e dividendo rigorosamente il proprio tempo fra preghiera, lavoro, studio e riposo. In età molto giovane Scolastica si consacra al Signore col voto di castità e quando il fratello  Benedetto si trasferisce a Montecassino con i suoi monaci, lei crea un  monastero per fare vita comune con un gruppo di donne consacrate. Di Santa Scolastica si conosce poco e l’unico testo che ne parla è il secondo libro dei Dialoghi di papa Gregorio Magno (590-604), in composizioni esortative ed edificanti che propongono esempi di santità per appassionare il lettore e commuoverlo; Gregorio Magno non ricerca dati esatti e referenze storiche. Gregorio parla di lei riferendola a Benedetto, all’ombra del grande fratello, padre del monachesimo occidentale. Una delle pagine più belle ci racconta una toccante testimonianza dei loro incontri che dovevano avvenire una volta l’anno. Gregorio ci mostra la Quaresima del 542, fuori dai rispettivi monasteri, in una casa di Montecassino. Un colloquio che non finirebbe più perché i due argomentano delle cose del cielo e anche della terra. Dopo il lungo colloquio è il momento di separarsi. Scolastica vorrebbe prolungare il colloquio, ma Benedetto rifiuta: la Regola non s’infrange, ciascuno torni a casa sua. Allora Scolastica si raccoglie intensamente in preghiera, ed ecco scoppiare un temporale violentissimo che blocca tutti nella casetta. Così il colloquio può continuare ancora un pò. Dopo il temporale fratello e sorella con i loro accompagnatori e accompagnatrici si separano; e questo sarà il loro ultimo incontro. Leggendo dai dialoghi, tre giorni dopo Benedetto apprende la morte della sorella vedendo la sua anima salire verso l’alto in forma di colomba. I monaci vanno a prendere il suo corpo, dandogli sepoltura nella tomba che Benedetto ha fatto preparare per sé a Montecassino; e dove sarà deposto anche lui, morto intorno all’anno 547. San Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale è Patrono del pontificato di Benedetto XVI. San Gregorio Magno scrive di san Benedetto: uomo di Dio che brillò su questa terra con tanti miracoli non rifulse meno per eloquenza con cui seppe esporre la sua dottrina (Dial. II, 36). Queste parole il grande Papa le scrive nel 592; Benedetto era morto appena 50 anni prima ed era ancora vivo nella memoria della gente e nel fiorente Ordine religioso che aveva fondato. San Benedetto da Norcia con la sua vita e la sua opera ha esercitato un influsso fondamentale sullo sviluppo della civiltà e della cultura europea. Ascende alle vette della contemplazione abbandonandosi a Dio. Ci propone un modello della vita umana come ascesa verso la perfezione. San Gregorio Magno racconta di molti miracoli compiuti dal Santo e vuole dimostrare come Dio, ammonendo, aiutando e anche punendo, interviene nella vita dell’uomo. Con la sua regola apporta un autentico fermento spirituale, una nuova unità spirituale e culturale della fede cristiana condivisa dai popoli del continente quasi come se giàallora nascesse l’Europa. Nasce nel 480. I suoi genitori benestanti lo mandano per gli studi a Roma. Benedetto è disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni di studi che vivono in modo dissoluto. Vuole piacere solo a Dio; lascia Roma e si ritira nella solitudine eremita a Subiaco a est di Roma. Vive per tre anni solo in una grotta che diventerà un monastero benedettino, il Sacro Speco. A Subiaco solo con Dio matura tanto. E’ convinto che dopo aver vinto le tentazioni avrebbe potuto dire ad altri una parola utile .
Nel 529 Benedetto lascia
Subiaco per stabilirsi a Montecassino. Crea un monastero con uomini in sintonia con lui. Lavorano le terre oltre che pregare e campi, frutteti, orti rivivono lo splendore. Si rinnova il mondo: qui diventano uguali e fratelli uomini di varie razze e culture. Ora tutti sono una cosa sola, stessa legge, stessi diritti, stesso rispetto. Il suo monachesimo non fugge il mondo. Serve Dio e il mondo nella preghiera e nel lavoro. ”Ora et labora”. Da esempio con la regola fondata su alcuni punti essenziali: la stabilità, per cui nei suoi monasteri si entra per restarci; il rispetto dell’orario (preghiera, lavoro, riposo) e lo spirito di fraternità e di ubbidienza: “c’è l’autorità dell’abate che Benedetto, insegna a esercitarla con voce grande e dolce". Ai suoi tempi c’erano tanti monasteri in Europa. Con Benedetto il monachesimo-rifugio diventerà monachesimo-azione. La sua Regola è regola europea, perché si adatta a tutti in Europa. Due secoli dopo la sua morte, saranno più di mille i monasteri guidati dalla sua Regola . Gregorio Magno racconta:” i visitatori di Benedetto  re, monaci, contadini lo trovano spesso "intento a leggere". Anche i suoi monaci studiano e imparano. Lo studio è in funzione dell’evangelizzare. “Ora et labora” e San Benedetto crea la vita comunitaria attiva e produttiva maschile e femminile con la sorella Scolastica. Alla sua magnifica iniziativa hanno attinto molti ordini creati nei vari secoli e molti consacrati hanno voluto seguire la regola di Benedetto e Scolastica.

Giampiero Scarpino

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