Joseph Ratzinger PAPA BENEDETTO XVI

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TOMBA GIOVANNI PAOLO II
Con un invito a guardare alle cose del mondo nella luce di Dio e a riscoprire la carità gratuita divina per abbattere le barriere che dividono l'Africa, Benedetto XVI ha aperto questo lunedì mattina in Vaticano la prima Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa.

Nel suo saluto al Papa e ai presenti all'inizio della prima Congregazione generale, il Cardinale Francis Arinze, presidente delegato di turno, ha ricordato che il continente africano "ha conosciuto sofferenze evitabili, ingiustizia, oppressione, repressione, sfruttamento, tensione e la guerra, che allontana le persone dalle proprie case e produce fame e malattia".

"Ma l'Africa ha conosciuto anche l'amore fraterno, la solidarietà con i sofferenti, i comitati per la verità e la riconciliazione, gli aiuti regionali tra Paesi e qualche progresso verso lo sviluppo integrale, come lei, Santità, ha spiegato nella Caritas in Veritate", ha aggiunto.

Il porporato ha quindi auspicato che "sotto la guida dello Spirito Santo, possa il lavoro di questo Sinodo aiutare a progredire verso la promozione della riconciliazione, della giustizia e della pace in Africa e in Madagascar e anche chiarire meglio e intensificare il ruolo della Chiesa".

Nella sua meditazione nell'Aula del Sinodo, nel corso della prima Congregazione generale, alla presenza di 226 Padri sinodali, Benedetto XVI ha riflettuto sull'inno d'invocazione dello Spirito Santo Nunc sancte nobis Spiritus, che la tradizione attribuisce a Sant'Ambrogio.

"Abbiamo incominciato il nostro Sinodo adesso, invocando lo Spirito Santo, sapendo bene che noi non possiamo fare quanto occorre fare per la Chiesa, per il mondo, in questo momento - ha affermato -. Solo nella forza dello Spirito Santo possiamo trovare quanto è retto, e seguirlo".

"Tutte le nostre analisi del mondo sono insufficienti se non consideriamo il mondo alla luce di Dio, se non scopriamo che alla base delle ingiustizie, della corruzione c'è un cuore non retto, c'è una chiusura verso Dio, e quindi una falsificazione della relazione fondamentale sulla quale sono basate tutte le altre".

Nella sua lunga meditazione spontanea, il Papa si è lasciato ispirare dall'Inno dell'Ora Terza, la preghiera che introduce la seduta sinodale mattutina.

L'Inno, ha constatato, "implora tre doni essenziali dello Spirito Santo". Il primo è la "confessione", che va intesa sia come riconoscimento della piccolezza umana davanti a Dio - da cui derivano, insiste il Papa, "tutti i vizi che distruggono la rete sociale e la pace nel mondo" -, sia come ringraziamento a Dio per i suoi doni e come impegno di testimonianza.

Benedetto XVI ha quindi trovato parola di grande densità spirituale per rimarcare la semplice grandezza di Dio rispetto alla grandezza delle cose umane.

"Le cose della scienza, della tecnica costano grandi investimenti, avventure spirituali e materiali, sono costose e difficili - ha rilevato -. Ma Dio si dà ‘gratis'. Le più grandi cose della vita - Dio, l'amore, la verità - sono gratuite e direi che su questo dovremmo spesso meditare: su questa gratuità di Dio; sul fatto che non c'è bisogno di grandi doni materiali o anche intellettuali per essere vicini a Dio: Dio è in me, nel mio cuore e sulle mie labbra".

Il secondo dono dello Spirito, ha proseguito, discende dal primo: l'uomo che scopre l'intimità con il divino deve poi testimoniarlo con tutto se stesso. Deve testimoniare la verità della carità di Dio perché questa e non altro è l'essenza della religione cristiana:

"Importante è che il cristianesimo non è una somma di idee, una filosofia, una teoria, ma è un modo di vivere, è carità, è amore. Solo così diventiamo cristiani: se la fede si trasforma in carità, se è carità. Il nostro Dio è da una parte 'Logos', Ragione eterna, ma questa Ragione è anche Amore. Non è fredda matematica che costruisce l'universo: questa Ragione eterna è fuoco, è carità. Già in noi stessi dovrebbe realizzarsi questa unità di ragione e carità, di fede e carità".

Anche il terzo dono è strettamente connesso agli altri. La carità di Dio va annunciata all'umanità, a ogni uomo, che per un cristiano è un prossimo e un fratello. Prendendo spunto dalla figura del Buon Samaritano della liturgia odierna, Benedetto XVI ha concluso mettendo in grande risalto gli insegnamenti che arrivano fino a noi da quella antica parabola e che ben si adattano, in questo caso, anche alla realtà africana.

"La carità non è una cosa individuale, ma universale. Universale e concreta. Occorre aprire realmente i confini tra tribù, etnie, religioni all'universalità dell'amore di Dio nei nostri luoghi di vita, con tutta la concretezza necessaria. Preghiamo il Signore che ci doni lo Spirito Santo, che ci doni una nuova Pentecoste, che ci aiuti ad essere i suoi servitori in questa ora del mondo".

 

In quanto prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant'Uffizio) è il guardiano dell'ortodossia nella Chiesa cattolica. E' anche presidente della Pontificia commissione biblica e della Pontificia commissione teologica internazionale e Decano del collegio cardinalizio.

E' nato a Marktl am Inn (Germania) il 16 aprile 1927. Il padre, commissario della gendarmeria, proveniva da una antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. Ordinato sacerdote nel 1951, studia filosofia e teologia nella università di Monaco e di Frisinga.

Insegna a Bonn, dal 1959 al 1969, Münster, dal 1963 al 1966, e Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest'ultimo anno diventa professore ordinario di Dogmatica e di Storia dei dogmi nell'Università di Ratisbona e vice-presidente della stessa università. Intanto già dal 1962 acquista notorietà internazionale intervenendo, come consulente teologico dell'arcivescovo di Colonia Joseph Frings, al concilio Vaticano II.

Nel 1969 diventa professore ordinario di Dogmatica e Storia dei dogmi all'Università di Ratisbona, dove è anche vice presidente.

Il 24 marzo 1977 Papa Paolo VI lo nomina arcivescovo di Monaco ed il 28 maggio successivo riceve la consacrazione episcopale, primo sacerdote diocesano ad assumere, dopo 80 anni, la gestione della grande diocesi bavarese.

Il 5 aprile 1993 entra a far parte dell'Ordine dei cardinali vescovi.

Ratzinger è stato presidente della Commissione per la preparazione del catechismo della Chiesa Cattolica (1986-1992) ed è stato insignito della Laurea ad honorem in Giurisprudenza dalla Lumsa.

 

 

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